La prima partita di campionato si avvicina, manca sempre meno all’esordio in serie A2 in programma per il prossimo 29 settembre al Flaminio contro l’Old Wild West Udine. Per fare il punto sulla condizione fisica della squadra abbiamo intervistato il nuovo preparatore atletico di Rivierabanca Basket Rimini Massimo Di Giovanni.
La prima domanda è d’obbligo: com’è andata questa prima fase di preparazione?
“Il lavoro che abbiamo svolto in questo periodo è stato soprattutto di calibrazione, considerando che l’età media dei nostri giocatori è di 30 anni, abbiamo lavorato cercando di portare tutti in condizione per l’inizio della stagione, senza spingere subito sull’acceleratore e rischiare così di avere degli infortuni”.
Come avete impostato il lavoro? Vi siete concentrati su qualcosa in particolare?
“Innanzitutto, ho parlato con i preparatori dell’anno scorso, con qualche fisioterapista, con l’allenatore, e ovviamente con i giocatori. In accordo con questi ultimi poi si stabiliscono degli obiettivi individuali che possano portarli a correggere i propri difetti atletici”.
Anche alla luce delle prime amichevoli disputate, sei contento di come ha risposto la squadra?
“Sono molto contento dell’atteggiamento della squadra, sono tutti dei bravi ragazzi con i quali si lavora molto bene, sanno perfettamente cosa fare anche senza la mia supervisione. Nelle amichevoli è normale essere un po’ imballati, non brillanti, può capitare di essere un po’ in ritardo di condizione, anche per via di qualche infortunio precedente”.
C’è qualcuno dei ragazzi che ti ha sorpreso per la sua brillantezza fisica fin dall’inizio? Qualcuno più avanti degli altri?
“Devo dire che sono arrivati preparati ai primi allenamenti, i ragazzi si sono allenati tutti, chi più chi meno, durante l’estate, e questo non è così frequente. Mi ha sorpreso Tomassini, che ha 36 anni ma sembra averne 7/8 in meno dal punto di vista atletico. Conoscevo già le capacità fisiche di Anumba, mi piace l’impegno di Bedetti… È inutile fare dei nomi, perché hanno tutti caratteristiche positive, l’importante è che la squadra in generale abbia un buon atteggiamento”.
Com’è il suo rapporto con l’allenatore e il resto dello staff?
“Sono al sesto anno di lavoro (non consecutivo) con Sandro e con lui c'è un confronto continuo, ci sentiamo 3/4 volte al giorno. Gli altri dello staff sono fantastici da ogni punto di vista, mi trovo bene con tutti, c'è grande collaborazione”.
Quali sono gli obiettivi di un preparatore atletico? E in che modo questi si possono vedere poi riflessi sul campo di gioco?
“Secondo me gli obiettivi di un preparatore sono tre sostanzialmente: evitare gli infortuni, migliorare almeno un difetto fisico di ogni giocatore, e far sì che la squadra regga la condizione fino all’ultimo quarto. Ovviamente ognuno di questi aspetti dipende fortemente dalla salute del singolo: per esempio, se un giocatore è in sovrappeso, correrà un rischio maggiore di infortunarsi, indipendentemente dal lavoro del preparatore; perciò, quello che lo spettatore vede sul campo non è solo frutto di come ha operato quest’ultimo, ma è anche legato alla situazione specifica del giocatore”.
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Forza Rimini!
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